Una nuova zootecnia fatta da giovani


Marta e Luca, pastori a trent’anni, lanciano “Adotta una capra”
Luca Giacosa con alcune delle sue capre Il mondo pastorale non potrà che vivere, superando le mille insidie della società attuale (indifferenza, diffidenza, igienismo, disvalori consumistici, etc.) sinché giovani come Marta e Luca popoleranno le nostre montagne e le nostre campagne, fieri e intraprendenti nel perpetrare un loro personalissimo modo di fare pastorizia e di vivere la loro vita. Latori forse di un sogno (e i sogni si possono avverare quando hanno solide basi), lontani dai dettami tecnici delle produttività e delle logiche allevatoriali ordinarie, i due ragazzi (29 anni) della Valle Stura, che allevano centoventi capre meticce e stanno per ottenere i permessi per avviare l’attività di trasformazione del loro latte in formaggi, hanno pensato bene di preparare le basi della loro impresa puntando, oltre che sulla qualità dei prodotti (le capre sono allevate prevalentemente al pascolo e a foraggi locali), sulla comunicazione e sul commercio etico.

Le capre seguono Marta Fossati verso il pascolo estivoIn attesa che il laboratorio di trasformazione riceva le necessarie autorizzazioni (entro marzo, a quanto pare), Marta sta affinando le sue conoscenze in materia casearia, dopo che negli ultimi due anni ha frequentato corsi professionali e sviluppato le sue “sperimentazioni”, raccogliendo non pochi apprezzamenti di amici e conoscenti. Ed è «proprio per questo», sottolinea la giovane pastora, «che abbiamo deciso di lanciare la nostra attività, e di commerciare i nostri prodotti, che a partire dal prossimo maggio saranno disponibili sul mercato».

Nei giorni scorso Marta e Luca avevano inviato alla scrittrice Marzia Verona, esperta e testimone del pascolo vagante, una lettera poi pubblicata sul blog della stessa (Pascolovagante.wordpress.com), che da lì riprendiamo e rilanciamo:

Siamo Marta e Luca, 29 anni entrambi, viviamo a Sambuco, nell’alta valle Stura e alleviamo capre. Veniamo da esperienze molto diverse: Marta da un periodo di lavoro in un caseificio e Luca da poco laureato in fotografia documentaria in Galles, ma condividiamo la passione per la montagna e vogliamo vivere di montagna. Questo amore ci ha fatto decidere di allevare capre e di produrre formaggi con il loro latte. Due anni fa Marta si è inserita lavorativamente nell’azienda agricola della madre, Isabella Degioanni, già impegnata nell’allevamento ovi-caprino e bovino. In questo periodo ha incrementato il numero di capre da 50 a 120 e Luca le si è affiancato nel lavoro.

Tutte le capre sono di razza meticcia alpina, che comporta una minore produzione di latte a favore di una maggiore rusticità dei nostri animali, che sono condotti sui pascoli di Sambuco per 7 mesi all’anno, segno del nostro legame con queste terre. A novembre abbiamo iniziato la costruzione di un caseificio, dove trasformare il latte delle nostre capre in formaggi di vario tipo e dove Marta potrà mettere in pratica le proprie conoscenze tecniche acquisite negli anni di lavoro presso il caseificio Valle Stura.

Dal mese di novembre fino a aprile la produzione di latte è interrotta dalla gravidanza della capre; inoltre gli animali sono nella stalla e la loro gestione comporta molte spese quali mangimi, fieno. È un periodo difficile che ci mette a dura prova. Vi scriviamo per chiedervi di partecipare ai nostri sforzi con un contributo economico in cambio del quale potrete avere una selezione dei nostri prodotti quando ricominceremo la produzione. Dal mese di maggio sarà inoltre possibile per voi venire a ritirare i vostri prodotti, visitare il nostro gregge seguendolo al pascolo oppure assistere alle quotidiane operazioni di mungitura e trasformazione del latte. Il contributo che vi chiediamo è di 100 euro, al quale corrisponderanno prodotti per un valore di 120 euro.

Vi proponiamo due pacchetti di prodotti, il secondo rivolto a chi volesse ricevere della carne di capretto invece dei 5 kg di formaggio stagionato.

• 5 kg di formaggi stagionati
• 2 tomini muffettati
• 1 kg di ricotta fresca
• 2 litri di latte fresco
• 1 kg di miele di montagna
• 50 gr di funghi porcini essiccati
• 5 kg di patate di montagna

oppure

• 6 kg di carne di capretto
• 1 kg di formaggio stagionato
• 2 tomini muffettati
• 1 kg di ricotta fresca
• 2 litri di latte fresco
• 1 kg di miele di montagna
• 50 gr di funghi porcini essiccati
• 5 kg di patate di montagna

Potete effettuare il pagamento tramite bonifico bancario (dati sotto elencati), giro posta, venendoci a trovare a Sambuco ed effettuare il pagamento in loco.

IBAN IT28U0760110200000094153400
Beneficiario Marta Fossati

Questi infine i nostri recapiti telefonici e indirizzi e-mail, nel caso voleste maggiori informazioni riguardo alle lavorazioni, alle modalità di pagamento o voleste sapere qualcosa in più sulle nostre capre.

Luca Giacosa
tel. 320.1625268
email: erre24mm@hotmail.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Marta Fossati
tel. 389.9375127
email: marta.mowgli@gmail.com Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

In futuro il progetto potrebbe includere una terza proposta (priva dei prodotti più deperibili) che prevederà l’invio, con corriere espresso, in tutta Italia.

Su Marta e Luca, un racconto di Marzia Verona, cliccando qui

22 dicembre 2011

Fonte: http://www.qualeformaggio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=857:marta-e-luca-pastori-a-trentanni-lanciano-qadotta-una-capraq&catid=4:attualita&Itemid=10

Extrascape Concorso internazionale olio extravergine


L’olivo, e il suo olio extravergine, è alla base non solo dell’alimentazione ma della stessa cultura mediterranea.
Innumerevoli sono i legami tra l’olivo e la storia, il paesaggio, l’identità dei popoli del mediterraneo.


Extrascape è il primo Concorso Internazionale per oli extravergini e paesaggi olivicoli, nato proprio per valorizzare l’aspetto paesaggistico e culturale della coltura dell’olivo.

L’olivo ha, infatti, enormi potenzialità per comunicare e valorizzare, anche dal punto di visto turistico, il Territorio in cui viene coltivato e, pertanto, contribuire oggi più che mai anche al suo sviluppo economico e sociale.

Se sei un produttore di olio extravergine di qualità e vuoi condividere il nostro progetto, partecipa al concorso Extrascape, compilando il modulo di pre-adesione qui sotto!

  • Una giuria internazionale valuterà oli e paesaggi provenienti da tutto il mondo;
  • Prestigiose università partecipano all’analisi e valutazione dei profili paesaggistici
  • La promozione in Italia e all’Estero attraverso la partecipazione ad eventi prestigiosi offriranno la giusta visibilità internazionale al concorso;
  • Gli oli vincitori verranno premiati il 1 maggio 2012 a San Martino in Pensilis in un’atmosfera permeata dalla tradizionale Carrese di San Martino in Pensilis (CB), spettacolare corsa tra carri trainati da buoi e importante testimonianza della cultura rurale e popolare italiana.

Fonte: http://extrascape.org

10 domande sulla nuova P.A.C.


INTERVISTA ai lettori AGRIREGIONIEUROPA

Dieci domande sulla nuova PAC

Il 12 ottobre scorso la Commissione europea ha reso note le proposte dei regolamenti per la PAC del settennio 2014-2020.

Agriregionieuropa ha pubblicato una sintesi di quei documenti nella “Finestra sulla PAC” di Maria Rosaria Pupo D’Andrea disponibile in questo link.

Sulle principali novità delle proposte, nello stesso numero, Agriregionieuropa ha rivolto dieci domande ad alcuni dei maggiori economisti agrari italiani: link.

Le stesse dieci domande sono ora rivolte ai nostri lettori nel questionario che abbiamo predisposto link.

Le prime nove domande sono a risposte chiuse, ma un campo “altro” è disponibile per aggiungere altre risposte a quelle offerte. Sono consentite scelte multiple.

L’ultima domanda è aperta.

In una seconda sezione del questionario sono raccolte alcune notizie su chi risponde (età, sesso, professione, ecc.).

La compilazione del questionario richiede meno di dieci minuti. Il questionario è anonimo.

Pubblicheremo i risultati di questo sondaggio nel numero 28 di Agriregionieuropa in uscita a marzo.

Per accedere al questionario clicca qui

 

Grazie per la collaborazione

Esiste un nuovo brigante


Olio D’oliva

PDF Stampa E-mail
Prodotto originario della tradizione agroalimentare del Mediterraneo, l’olio d’oliva è attualmente prodotto anche nelle altre regioni a clima mediterraneo.
In Italia l’olivo è diffuso su circa 1 milione di ettari in coltura principale e su di una superficie di poco inferiore in coltura secondaria, consociata con seminativi o con altre specie arboree (vite, agrumi, mandorlo, ecc.).
Per le caratteristiche stesse della pianta, che necessita di un clima mite, la coltivazione dell’olivo in Italia è molto diffusa nelle regioni del sud (77,9%) e del centro (19%), mentre al nord la produzione è più limitata (2%).
L’enorme varietà di aromi che l’olio d’oliva può avere lo rende un alimento utilizzabile in qualunque tipo di cucina.
I primi utilizzatori sono stati ovviamente i popoli del Sud che, grazie alla salutare dieta mediterranea detengono il record dei più bassi tassi di malattie cardio-vascolari.
I conoscitori e gli amatori sanno che l’olio d’oliva può avere essere fruttato o speziato, dolce o amaro, forte o delicato; il suo gusto infatti è fortemente determinato da diversi fattori naturali.
L’olio extravergine di oliva, a differenza degli altri olii alimentari, è costituito prevalentemente da acidi grassi monoinsaturi, con la presenza in giusta quantità di acido grasso linoleico, polifenoli, vitamina E e beta carotene. La presenza di questi elementi antiossidanti rende l’olio extravergine particolarmente importante per la nostra salute.
E’ stato infatti scientificamente verificato che il suo costante utilizzo favorisce un abbassamento del colesterolo “cattivo” (LDL) ed un contestuale innalzamento di quello “buono” (HDL) aiutando a prevenire le malattie cardiovascolari e l’artereosclerosi.Numerose sono le varietà di olio del Sud che hanno ricevuto la certificazione DOP:

Irpinia – Colline dell’Ufita (Ravece)
Olio del Cilento
Penisola Sorrentina
Dauno
Terra di Bari
Colline di Brindisi
Terra D’ Otranto
Olio Dop del Vulture
Bruzio
Lametia
Alto Crotonese
Aprutino Pescarese
Colline Teatine
Pretuziano delle Colline Teramane
Molise DOP
Monti Iblei

Fonte:http://www.natobrigante.com/

Forum sull agricoltura sostenibile alla Fieragricola


Fieragricola 2012
Unacoma
AgroNotizie
Forum Agricoltura Sostenibile

A Fieragricola il Forum dell’Agricoltura Sostenibile

Protezione in campo e formazione in un format tv

L’agricoltura europea guarda alla sostenibilità sociale, economica, ambientale.
Dal 2014 entreranno in vigore nuove regole sulle produzioni integrate.
Fieragricola, insieme con il partner Image Line ed il supporto tecnico di Lsp Multimedia/Agrilinea, realizzerà uno studio televisivo per spiegare – grazie agli esperti – come applicare in concreto la Direttiva comunitaria sull’agricoltura integrata.

Leggi la presentazione

Guarda i video

Un Convegno a Battipaglia (Sa) sulla Nuova P.A.C.


S. Lucia di Battipaglia (SA), 13 gennaio 2012
La riforma della PAC: incontro con Paolo De CastroOrganizzato da UNIMPRESA, è in calendario per il 13 gennaio 2012, alle ore 14:00, presso l’Azienda agricola “La Morella” (S.P. 8 – S. Lucia di Battipaglia – SA) un tavolo di lavoro con il Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, On. Paolo De Castro. Clicca qui per scaricare la locandina dell’evento.
Data di pubblicazione: 10/01/2012

Fonte: www.freshplaza.it

Una storia da conoscere per non abbattersi


Diversificare l’azienda agricola, crescere oltre il campo

Immagine principale dell'articolo
05.01.12
Sul New York Times una storia tutta italiana: una famiglia contadina, le difficoltà economiche e la decisione di reinventarsi per sopravvivere alla globalizzazione. Riportiamo l’articolo.

Nel suo piccolo podere in una zona paludosa bonificata durante il regime di Mussolini,Tiziana Lauretti coltiva prugne e favette di Terracina, quella fragola rosso acceso così famosa in questa parte d’Italia.
Recentemente però i problemi legati alle oscillazioni di mercato e la volatilità dei prezzi hanno spinto la signora Lauretti ad adottare le tattiche di sopravvivenza tipiche di molte piccole aziende europee.
In questi giorni, i visitatori di questa fattoria a conduzione familiare, possono osservare un gruppo eterogeneo di animali da allevamento, tra cui due pavoni, la più recente aggiunta al serraglio, o comprare prugne e marmellata di fragole fatta in casa. Ma c’è di più, durante l’anno scolastico, Lauretti ha spiegato “ frotte di studenti “che non hanno mai visto un uovo al di fuori di un supermercato” si sporcano le mani di farina, cuocendo la pizza in un piccolo forno a legna dell’azienda.
L’esperienza della signora Lauretti è quella tipica di un piccolo agricoltore che tenta di guadagnarsi da vivere in un’economia sempre più globalizzata, ma è anche tipica in un altro modo: le donne, che gestiscono un terzo delle aziende agricole italiane, sono state particolarmente pronte ad aprirsi at altre attività, sono sempre il segmento più attento a quella che gli operatori chiamano agricoltura multifunzionale.
“Non riuscivo a guadagnarmi da vivere solo con la vendita di fragole e susine”, ha detto la signora Lauretti. “O si dispone di una grande azienda agricola, o occorre diversificare, come abbiamo fatto noi.”
Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria presso l’Università di Bologna, ha detto che le donne stavano trovando “un sacco di spazio” in aree polifunzionali come agriturismo, farmers market, agricoltura biologica e la vendita diretta.
Inoltre, ha aggiunto, le scuole agrarie di tutta Italia hanno registrato un aumento delle iscrizioni, in particolare di donne. “L’agricoltura del futuro sarà molto al femminile, come, del resto, è sempre stata”, ha dichiarato. I dati preliminari del censimento 2010, pubblicato nel mese di luglio, infatti mostrano che, negli ultimi dieci anni, il numero di aziende agricole italiane è diminuito 32,2%, ma sono molte meno donne che hanno deciso di gettare la spugna rispetto agli uomini.
L’esperienza italiana non è affatto unica, ma la forza lavoro agricola femminile in Italia è significativamente più alta che in altri paesi dell’Europa occidentale. Secondo i più recenti dati Eurostat, l’Italia ha una manodopera femminile agricola di 1,3 milioni di donne, un numero molto al di sopra di quello registrato in altre nazioni europee come Francia e Germania, in nessuna delle quali si raggiunge le 340.000 unità.
Persino la Spagna, paese a forte vocazione agricola, ha solo 660.000 lavoratrici, la metà di quelle in Italia. Mara Longhin, presidente di Donne in Campo, ha detto che le donne “sono più avanti” nel a diversificare, avendo compreso che le aziende agricole più piccole non possono sopravvivere solo con il raccolto o l’allevamento.
Il coinvolgimento delle donne nell’agricoltura multifunzionale ha aiutato la società in molti modi “per esempio ponendo l’accento sulla sicurezza alimentare, lo sviluppo rurale e la salvaguardia del paesaggio naturale”, ha spiegato. Sempre più aziende agricole in Italia, hanno iniziato a offrire asili nelle zone rurali “dove non c’è molto sostegno disponibile alle madri lavoratrici”, ha detto la signora Longhin, che gestisce un caseificio a Campagna Lupia, in provincia di Venezia.
Silvia Bosco, che segue i problemi delle donne per la Coldiretti, ha detto che il sostegno del governo per le donne nel mondo degli affari è “praticamente inesistente”. “C’è un gran parlare di pari opportunità,” ha detto., “ma in pratica queste sono limitate.”
[…] Le cose non sono facili: ci sono molti ostacoli che una donna imprenditrice in Italia deve affrontare, il primo dei quali è l’accesso al credito. Nel mese di giugno, la signora Lauretti ha inaugurato un bed & breakfast con cinque camere, ricavate da una stalla che un tempo ospitava 20 vacche da latte. Ma per ottenere il prestito è stato necessario che suo marito, impiegato presso le ferrovie dello Stato, facesse da garante, “questo nonostante la terra e la casa fossero di mia proprietà.”

Fonte: New York Times, traduzione Natalie Nicora, AIOL

link: http://www.aiol.it/contenuti/agricoltura/filiere/diversificare-l%E2%80%99azienda-agricola-crescere-oltre-il-campo

Convegno sulla P.A.C. 2014-2020


Organizzato dall’Accademia dei Georgofili, Spera – Centro Studi Interuniversitario sulle Politiche Economiche Rurali e Ambientali, Associazione “Alessandro Bartola

Con il contributo dell’Unione EuropeaDG Agricoltura e Sviluppo Rurale, delMinistero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e con il patrocinio della Rete Rurale Nazionale 

Convegno

La pac 2014-2020: sara’ riforma?

Conferme e cambiamenti per l’agricoltura italiana

 

13 Gennaio 2012

Ore 9.30

 

Aula Magna

Facoltà di Agraria – Università di Pisa

Via del Borghetto, 80 Pisa

 

Il convegno sarà anche fruibile in web-streaming al seguente indirizzo: www.agriregionieuropa.it

 

Relazioni di:  

Beatriz Velazquez

La PAC 2014-2020 nelle valutazioni della Commissione

Maria Rosaria Pupo D’Andrea

Il frazionamento dei pagamenti diretti. Soluzione o problema?

 

Angelo Frascarelli

La PAC 2014-2020 nelle sue possibili applicazioni in Italia

 

Franco Sotte

La politica di sviluppo rurale. Un’opportunità non colta?

 

Conclusioni di: Gianluca Brunori

 

 

 

Iniziativa realizzata con il contributo dell’Unione Europea DG Agricoltura e Sviluppo Rurale

I contributi ai convegni Agriregionieuropa rappresentano il pensiero dei singoli autori e relatori. Essi non riflettono in alcun modo la posizione dell’Unione Europea. La Commissione non è responsabile dell’uso delle informazioni qui contenute.

Non dobbiamo dimenticarcelo e ogni tanto ricordiamolo agli altri


Agronomi e Forestali, professione per il futuro dei giovani

Il presidente del Conaf: “Un Paese senza giovani professionisti non ha futuro. Servono indicazioni formative chiare e fare in modo che ci siano i contenuti per ‘fare’ il professionista”

Ricerca applicata alle energie dall’agricoltura, connubio tra prodotti tipici e biotecnologie genetiche, pianificazione e gestione dell’ambiente e del paesaggio nel continuum urbano rurale, conservazione della biodiversità. E, ancora, il contributo dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali nelle valutazioni di impatto ambientale, nelle certificazioni dei prodotti agroalimentari locali, nell’inverdimento di superfici edificate.

I giovani, il valore della ricerca e lo sviluppo della professione di Dottore Agronomo e Dottore Forestale sono stati i temi al centro del workshop “Giovani, per credere nel futuro”, che si è svolto a Viterbo, presso la Facoltà di Agraria, organizzato dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Viterbo, dall’Università degli Studi della Tuscia e dal Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali.

“I giovani – ha detto il presidente del Conaf, Andrea Sisti – devono avere un sistema di formazione adeguato, tenendo presente che l’autodidatta, nonostante la buona volontà, rischia di incontrare diversi ostacoli e magari anche di sbagliare. Per questo servono indicazioni formative chiare e fare in modo che ci siano i contenuti per ‘fare’ il professionista. Del resto una professione senza giovani non ha futuro, così come un Paese. Quindi dobbiamo investire per rispondere alle esigenze di un mercato che si sta evolvendo con giovani professionisti in grado di competere anche a livello internazionale”.

Secondo Sisti, occorre inoltre sostenere il ruolo dei giovani, così da essere messi in grado di poter entrare nel mondo del lavoro professionale e raggiungere un reddito dignitoso, ponendo fine all’incremento della precarizzazione che oggi è molto diffusa attraverso la formazione in ingresso e la formazione permanente in grado di accompagnare il professionista nel suo percorso di vita.

“L’evento organizzato a Viterbo – ha sottolineato Bruno Ronchi, preside della Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia – ha rappresentato un’importante occasione di dialogo tra studenti dei corsi di scienze agrarie forestali, agronomi professionisti e docenti universitari, per comprendere sia le numerose sfaccettature della professione di agronomo, sia le sfide che la formazione universitaria deve affrontare per dare efficace risposta alle nuove richieste della società”.

Il valore del workshop non è stato solo nell’interesse professionale degli argomenti trattati, ma anche nel modo in cui è stato preparato: “È la prima volta – ha detto Marcellina Bertolinelli, coordinatore del dipartimento Formazione Permanente, Ricerca e Università del Conaf – che i professionisti coinvolgono direttamente i giovani studenti e preparano con loro un evento. Abbiamo discusso con gli studenti e con i docenti universitari e abbiamo scelto con loro i temi, in base alle esigenze più sentite in questo momento. Il successo dell’iniziativa dimostra che c’è un grande bisogno dello scambio di idee tra mondi solo apparentemente diversi, quello della ricerca, quello della scuola e quello della professione”.

O.O.

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La prima biblioteca online gratuità sull ambiente e la sostenibilità


Benvenuti nella prima Biblioteca online interamente gratuita che presenta, cataloga, organizza e rende disponibili al download una serie di testi sui temi ambientali e sulla cultura della sostenibilità.

Entra nel catalogo FreeBook AmbienteTutti i testi sono selezionati e organizzati da Edizioni Ambiente e provengono dai Publisher più diversi: Enti, Imprese, Amministrazioni locali, Associazioni, Consorzi. Tutte strutture che hanno competenze specifiche in campo ambientale e che pubblicano con criteri non profit.

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Il progetto Ortofrutta d’Italia mette tutte insieme le O.P.


Presentazione ufficiale, 25 gennaio 2012
Nasce il Progetto Ortofrutta d’Italia

Il CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, lancia una grande campagna di comunicazione, “Ortofrutta d’Italia”, per favorire la conoscenza e il consumo dei prodotti ortofrutticoli italiani di qualità. 
 
L’Italia è il primo produttore di frutta e verdura d’Europa, un primato importante che ci colloca tra i primi posti al mondo per la produzione di molte specie come: kiwi, pere, mele, pesche e nettarine, insalate, radicchi, carote, agrumi, pomodori e altro ancora.
Cosa c’è dietro questo primato straordinario?
Un sistema produttivo fatto di agricoltori, aziende, imprenditori, innovazione, rispetto per l’ambiente, passione, genuinità e salubrità. Ci sono insomma le nostre radici territoriali che hanno reso grande l’agroalimentare italiano.

 
Per la prima volta, le organizzazioni dei produttori si uniscono sotto lo stesso marchio, “Ortofrutta d’ Italia” e comunicano i loro valori. 
 
Il progetto, che proseguirà per l’intero 2012, sarà presentato alle ore 11,00 del 25 gennaio 2012, presso l’Hotel Royal Carlton di Bologna.

Data di pubblicazione: 09/01/2012

fonte: www.freshplaza.it

Contributi della Regione Toscana per prodotti D.O.P., I.G.P, D.O.C. , D.O.C.G. , I.G.T e biologico


Aiuti all’agricoltura toscana. Domande entro fine febbraio

Contributi per prodotti a marchio Dop e Igp, ma anche per vini Doc, Docg e Igt, nonché per biologico e agriqualità. Sono finanziabili i costi di certificazione

di C. S.

Sostenere la qualità dei prodotti agroalimentari della Toscana. Questo l’obiettivo del bando pubblicato sul Burt, il bollettino ufficiale della Regione Toscana, n.52 Parte III. Riguarda l’attuazione, per l’annualità 2012, della Misura PSR 132: “ Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare”
Sono finanziabili i costi di certificazione sostenuti per la partecipazione degli imprenditori agricoli professionali ai sistemi di qualità alimentare volti al miglioramento delle produzioni agro – alimentari e a incrementarne il loro valore aggiunto.

“Grazie a questa misura – sottolinea l’assessore all’agricoltura e foreste della Regione Toscana, Gianni Salvadori – la Regione può concedere un contributo pari al 70% dei costi di certificazione dei prodotti, dalle Dop e Igp (denominazioni e indicazioni di origine protetta) alle Doc, Docg e Igt dei vini, al settore del biologico e a quello di “Agriqualità” (il marchio regionale della farfallina) sostenuti annualmente dalle imprese agricole. Un contributo che intende ulteriormente incentivare e sostenere la qualità delle produzioni agro- alimentari della Toscana.”

Ecco, punto per punto, le novità e le caratteristiche salienti del bando, che per l’annualità 2012 riguarda l’intero territorio (comprese Comunità Montane e Unioni dei Comuni) delle province di Arezzo, Lucca, Massa e Carrara, Prato e Siena

Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare
Con la misura 132 gli Imprenditori Agricoli Professionali (IAP) possono usufruire di finanziamenti comunitari messi a disposizione dalla Regione Toscana per il sostenimento dei costi di certificazione per la partecipazione ai seguenti sistemi di qualità:
1)DOP e IGP;

2)DOCG, DOC e IGT;

3)Biologico;

4)Agriqualità.

Il tasso di contribuzione è pari al 70% del costo sostenuto nell’anno solare di riferimento.

 

Domande di aiuto
Le domande di aiuto potranno essere presentate, per l’annualità 2012, fino alle ore 13.00 del 29 febbraio 2012 utilizzando esclusivamente la modulistica disponibile sul sito http://www.artea.toscana.it.
Le domande dovranno essere presentate all’ambito della Dichiarazione Unica Aziendale (DUA), sono esenti da bollo e saranno inserite in una graduatoria unica a livello provinciale. Potranno essere sottoscritte dai richiedenti attraverso i centri di assistenza agricola o nel sistema ARTEA.

 

Fonte: Laura Pugliesi, Toscana Notizie

 

di C. S.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corso a Bari dell’ Onav e Biolitalia


A Bari un corso di enologia e degustazione di vino bio

Diciotto incontri dal 21 gennaio al 10 marzo, organizzati da BiolItalia nell’ambito di BiolWine, in collaborazione con Onav e con l’Istituto Iiss E. Majorana

di C. S.

Un corso di avvicinamento al vino biologico, per scoprire il mondo dell’enologia e della degustazione. L’iniziativa si svilupperà in diciotto incontri organizzati da BiolItalia in collaborazione con Onav – Organizzazione nazionale assaggiatori delegazione Puglia – e con l’Istituto Iiss E. Majorana, sede di Palese (Bari, Via Nazionale Km. 9.300).

Il corso avrà inizio il 21 gennaio 2012 e terminerà il 10 marzo. Ogni incontro prevede una degustazione guidata di vini biologici e biodinamici, selezionati dal BiolWine, e un approfondimento sulle tematiche legate alla viticoltura ed enologia biologica. Gli incontri si terranno il venerdì sera (due ore) e il sabato mattina (4 ore), per cinque settimane. I partecipanti che supereranno l’esame finale riceveranno un Diploma di Patente di Assaggiatore di Vino che consentirà l’iscrizione negli appositi elenchi presso le CCIAA per le commissioni specifiche.

La quota di partecipazione al corso, comprensiva di quota di iscrizione biennale all’ONAV e di materiale didattico e kit degustazione, è di euro 250 euro (IVA inclusa) per i soci BiolItalia e EcoBioEquo. Per i non soci la quota di partecipazione è di euro 400,00.

 

PROGRAMMA DEL CORSO

21 gennaio – sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00

1.    Presentazione dell’ONAV e ruolo del socio assaggiatore.

        La vite e il vino nel mondo. Brindisi augurale.

2.    Elementi di fisiologia dei sensi, stimoli e loro percezione

(prove di memoria olfattiva su odori semplici). Degustazione di 2 vini.

27 gennaio – venerdì pomeriggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00

3.    Le soglie gustative. Prove di sensibilità gustativa. Degustazione di 2 vini.

28 gennaio – sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00

4.    Tecnica di assaggio dei vini. La scheda di degustazione. Degustazione di 4 vini.

5.    Concetti elementari di viticoltura. Composizione strutturale dell’uva. Rese in mosto. Degustazione di 4 vini.

3 febbraio – venerdì pomeriggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00

6.    I componenti del mosto. La maturazione dell’uva. Vendemmia e trasporto delle uve. La struttura della cantina. I recipienti vinari. Rese in mosto. Degustazione di 4 vini.

4 febbraio – sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00

7.    I processi biologici della vinificazione: fermentazione alcolica e fermentazione malolattica. Composti principali e secondari dei due fenomeni. Degustazione di 4 vini.

8.    Vinificazione in rosso: i diversi passi del processo dalla pigiatura ai travasi.

        Degustazione di 4 vini.

10 febbraio – venerdì pomeriggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00

9.    Vinificazione in rosso alternativa: i vini rosati. I vini novelli

        (vinificazione per macerazione carbonica). Degustazione di 4 vini.

11 febbraio – sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00

10.    Vinificazione in bianco: i diversi passi del processo dalla pressatura

        alla conservazione. Degustazione di 4 vini.

11.   Affinamento, stabilizzazione, invecchiamento, imbottigliamento. Degustazione di 4 vini.

24 febbraio – venerdì pomeriggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00

12.  I principali parametri analitici dei vini. Le alterazioni e i difetti dei vini. Degustazione di 4 vini.

25 febbraio – sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00

13.    I vini speciali spumanti. Degustazione di 4 vini.

14.    L’etichetta dei vini e la tutela dei consumatori. Degustazione di 4 vini.

2 marzo – venerdì pomeriggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00

15.    I vini speciali senza spuma. Degustazione di 4 vini.

3 marzo – sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00

16    Il valore alimentare del vino. Degustazione di 4 vini.

17    Approfondimenti. Degustazione di 4 vini.

10 marzo – sabato mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00

18    Ripasso generale. Degustazione di 4 vini. Esami finali

 

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Un alternativa alla difesa della peronospora della vite


Le proprietà degli estratti naturali contro la peronospora

L’Institut Français de la Vigne et du Vin sta valutando le qualità antigerminative, preventive e curative degli estratti di alcune essenze: artemisia, equiseto, corteccia di salice e assenzio
di Graziano Alderighi

Dal 2010 l’Institut Français de la Vigne et du Vin (Ifv) sta conducendo una serie di sperimentazioni per stabilire il grado di efficacia di alcuni estratti naturali di piante (pnpp) contro plasmopara viticola.

Nell’ambito di una maggiore sostenibilità agricola, in proiezione a un approccio ecocompatibile delle difesa fitosanitaria, diventa determinante capire non solo l’efficacia ma anche i metodi d’azione ed eventualmente le dosi d’impiego di formulati alternativi e naturali.

Il progetto di ricerca è chiamato “4P” e prevede l’uso di estratti con soluzioni idro-alcoliche di alcuni composti di piante naturali. Infatti i dati dell’Università di Perignan hanno dimostrato l’inefficacia di semplici infusioni acquose nell’estrazione dei metaboliti di interesse (polifenoli e fitoalessine su tutti).

Per la ricerca condotta dall’Ifv nel corso del 2011 sono stati dunque utilizzati gli estratti di quattro essenze: artemisia, equiseto, corteccia di salice e assenzio. I trattamenti sono stati condotti con dosi d’impiego dello 0,5% o dell’1%.

I test finora sono stati condotti in vitro, ovvero su foglie o porzioni di esse contaminate su plasmopara viticola e quindi trattate. Nel caso del test preventivo, le foglie sono state trattate e dopo 12 ore è stata inoculata la peronospora. Nel caso del test di germinazione è stata valutata l’efficacia su zoospore e cisti, nel caso del test curativo su materiale in cui era visibile la sporulazione. Il materiale vegetale utilizzato sono foglie di Merlot prelevate in un vigneto.

I risultati mettono in luce la scarsa efficacia nella prova curativa, dove vi è stata una forte sporulazione e ricontaminazione. Solo in presenza di gradi di infezione molto bassi hanno mostrato un effetto parziale la corteccia di salice e l’assenzio.

Interessante invece l’effetto preventivo, in particolare quello anti-germinazione. E’ infatti stata dimostrata, ma andrà confermata con ulteriori prove, un’efficacia antigerminativa da parte dell’assenzio, della corteccia di salice e dell’equiseto. I risultati sarebbero però, a detta dello stesso autore Nicolas Aveline, abbastanza contrastanti in ragioni di deviazioni standard molto grandi tra le varie tesi. Ovvero non tutte le tesi manifestavano gli stessi effetti, dando luogo a una tendenza che però presentava accentuate diversità.

di Graziano Alderighi

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Non tutti i consumatori conoscono l’agricoltura integrata come fare a farla conoscere


La produzione integrata, una preziosa risorsa: come comunicarla al consumatore?

Il 15 dicembre 2011 a Bari, durante il 23° Forum di medicina vegetale, Marco Rosso, direttore di Agrofarma, è intervenuto con un’interessante riflessione sulle strategie di comunicazione impiegate per divulgare la produzione biologica e la produzione integrata.
 
“Se si concentra tutta l’attenzione sugli agrofarmaci – ha detto Rosso – si corre il reale rischio che la produzione integrata parta svantaggiata, agli occhi del consumatore, rispetto a quella biologica, pur se messaggi come ‘no pesticidi e fertilizzanti sintetici’, non sono completamente veri”.
Quale strategia adottare per comunicare informazioni al consumatore? 
Secondo Rosso bisogna uscire dalla contrapposizione Bio contro Convenzionale e comunicare invece la sicurezza: “Un prodotto alimentare è sicuro quando ci sono regole, controlli e sanzioni. Indipendentemente dal metodo con il quale è stato coltivato”.
 
Quale potrebbe essere quindi il messaggio da comunicare al consumatore? Quello che la produzione integrata è una risorsa su cui l’agricoltura italiana e il consumatore finale possono puntare assieme. “L’Italia è all’avanguardia nella produzione integrata. Un esempio europeo di eccellenza da valorizzare e non disperdere”, ha sottolineato Rosso.
 
Inoltre, il consumatore italiano sa poco circa il metodo di produzione integrata. Per la comunicazione, questo può rappresentare un vantaggio, in quanto la mancanza di conoscenza corrisponde anche all’assenza di pregiudizi da contrastare, ed è più facile promuovere nuova conoscenza, piuttosto che rimuovere pregiudizi. Per questo motivo, avvisa Rosso, occorre anche evitare che nasca un nuovo pregiudizio, quello basato sulla dicotomia Difesa integrata/Produzione integrata.

 
Solo il 32% degli intervistati conosce i metodi della produzione integrata.
 
Come attestato anche dalla ricerca sul “Rapporto tra consumatori e produzione integrata”, promossa da Mipaf e Ismea nel settembre 2010, la “produzione integrata è rimasta sostanzialmente sconosciuta ai consumatori finali, anche a gran parte di coloro che comunque prestano attenzione ai vari indicatori di qualità, o presentano un buon livello di scolarizzazione e di consapevolezza negli acquisti”.
 
La difesa integrata si basa sul corretto utilizzo degli agrofarmaci attraverso l’adozione di modelli previsionali (intervenire “solo quando serve e con la dose che serve”), sull’esclusione di alcuni agrofarmaci con particolare classificazione e/o frase di rischio e sull’utilizzo dei residui con limite massimo “tagliato” e/o massimo numero di sostanze e/o utilizzo Arfd. Esistono quindi più difese integrate (con requisiti diversi) a seconda di chi le implementa.

Da qui, il vantaggio di utilizzare la direttiva sull’uso sostenibile degli agrofarmaci per ottenere un’unica definizione di difesa integrata a livello europeo. 
 
La produzione integrata riguarda invece una concezione più ampia della sola difesa integrata. Non si occupa solo di agrofarmaci, ma include il sistema complesso dell’azienda agricola in una strategia di lungo periodo. Va dalla produzione delle sementi all’immagazzinaggio dei prodotti finiti,
 all’utilizzo dell’energia, del suolo, ecc.
 
La netta distinzione tra Difesa e Produzione integrata, consentirebbe di togliersi dalla dinamica, a volte perversa, dei “limiti” imposti sugli agrofarmaci per valorizzare nei confronti del consumatore il concetto di sicurezza alimentare (quantità e qualità) e ambientale in senso più ampio. In quest’ottica, maggiore attenzione va posta agli imballaggi, alla sicurezza degli operatori, all’utilizzo dell’acqua, al consumo energetico.

La Difesa integrata diventa quindi una componente importante della Produzione integrata ma non il solo tema da comunicare. 
 
Quindi Rosso ha ricordato cosa sta facendo Agrofarma per comunicare con il consumatore finale: la collaborazione con SIMG, l’associazione dei medici di famiglia (presenza di Agrofarma al loro congresso annuale), il premio giornalistico Agrofarma – Fondazione Umberto Veronesi, la partecipazione a diversi convegni e tavole rotonde, la presenza sui più importanti social network (Facebook, Twitter, ecc.)
 
 
Nelle sue conclusioni, Rosso ha sottolineato come la direttiva uso sostenibile rappresenti un’opportunità unica di avere una definizione armonizzata a livello europeo di difesa integrata e come sia necessario aprire la comunicazione al concetto di produzione integrata, evitando di concentrare la comunicazione solo sugli agrofarmaci, in competizione con produzione biologica con messaggio più “forte”.
 
Occorre poi insistere nel comunicare la certificazione di processo della Produzione integrata come valore globale per garantire la sicurezza alimentare (quantità e qualità) e ambientale e dimostrare con dati alla mano il valore della produzione integrata (ad esempio Footprint).

Data di pubblicazione: 03/01/2012
Autore: Raffaella Quadretti
Copyright: www.freshplaza.it

A Merano ( BZ) si espongono le 30 varietà di Pink Lady®


Martedi 10 gennaio 2012
Merano (BZ): esposizione internazionale di mele Pink Lady®

Saranno esposte il 10 gennaio, dalle 8.30 alle 16, nel foyer del Centro Congressi Kurhaus di Merano (provincia di Bolzano), le 30 varietà di Pink Lady® esistenti al mondo.
L’esposizione, realizzata per iniziativa del settore pomologia del  Centro per la Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg, si inserisce nell’ambito del 59° Convegno altoatesino di frutticoltura che si svolge appunto a Merano.

Nel foyer saranno esposte nelle loro confezioni originali 30 varietà diverse di Pink Lady® provenienti da tutto il mondo, anche dagli Stati Uniti e dalla Nuova Zelanda. Ha collaborato all’allestimento della mostra anche l’associazione dei diplomandi delle scuole agrarie provinciali.

Il 59° Convegno altoatesino di frutticoltura, che sarà inaugurato dall’assessore provinciale all’agricoltura, Hans Berger, sarà incentrato su tematiche come il colpo di fuoco, l’importanza delle varietà nella frutticoltura altoatesina, il mercato frutticolo tedesco in fase di cambiamento, la deriva nell’uso degli anticrittogamici e la corretta irrigazione nella frutticoltura.
Fonte: www.provincia.bz.it

Bando per promuovere i prodotti tipici dell’ Emilia-Romagna


Domande entro il 31 gennaio 2012
Emilia-Romagna: bando per la promozione di prodotti tipici

Due milioni e 100mila euro per promuovere il consumo di prodotti tipici e di qualità dell’Emilia-Romagna, tutelati dall’Unione europea e dalle leggi italiane, grazie al Piano regionale di sviluppo rurale. E’ quanto prevede il bando approvato nei giorni scorsi dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura Tiberio Rabboni.

Le domande potranno essere presentate entro il 31 gennaio 2012. I progetti proposti dovranno avere una dimensione minima di 50.000 euro e una massima di 300.000 e potranno essere presentati dalle organizzazioni di produttori, in qualsiasi forma giuridica.

I prodotti cui è rivolto il bando sono cibi e vini bio, DOP, IGP, DOCG, DOC, Qualità controllata.

Clicca qui per maggiori informazioni.

Fonte: www.freshplaza.it

L’ impronta di carbonio un metodo per misurare la sostenibilità della filiera


Campbell Skinner (Footprints 4 Food)
Misurare la sostenibilita’ della filiera agroalimentare per ridurne i costi

Campbell Skinner è il responsabile delle tecniche di gestione delle emissioni di anidride carbonica (impronta di carbonio) per la Footprints 4 Food. Ha lavorato con coltivatori e fornitori di prodotti freschi di tutto il mondo, fornendo nuove informazioni e consigli sulle emissioni di carbonio. Il suo obiettivo è quello di tradurre la scienza in consigli pratici che produttori e manager possano utilizzare nella loro programmazione di riduzione dei gas serra.

Durante l’Eurofruit Congress di Lima, lo scorso novembre 2011, Skinner ha dunque parlato di “impronta di carbonio” e “impronta idrica” in un’ottica di sostenibilità della filiera agroalimentare.

Partendo dal presupposto che la sostenibilità risponde ai bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro, l’agricoltura, per sua stessa natura, è un tentativo di spostare l’equilibrio ecologico in modo da favorire gli esseri umani rispetto ad altre specie nella produzione di cibo e di sicurezza fisica. Quindi, sostenere l’agricoltura, significa sostenere il beneficio finale per il genere umano.

Impronta di carbonio (= emissioni di anidride carbonica)
Ecco allora perché un’azienda può e deve scegliere di misurare le proprie emissioni di anidride carbonica. Innanzitutto, ha spiegato Skinner, per migliorare la propria efficienza aziendale (l’impronta di carbonio fornisce una misura oggettiva per stabilire i propri obiettivi di riduzione, per monitorare le prestazioni, ecc.), ma anche per rispondere alle richieste del cliente / legislatore, per garantire la continuità di fornitura e per contenere i costi (nella slide sottostante l’andamento del costo del greggio), ma anche per godere di incentivi sulle energie rinnovabili, per venire incontro alle richieste dei maggiori retailer (WalMart, Tesco, M&S), ecc.


Impronta idrica
Per quanto riguarda l’impronta idrica, Skinner ha ribadito come non ci sia carenza globale di acqua dolce: la scarsità è piuttosto a livello regionale/locale. Tuttavia il consumo è globalizzato. L’impronta idrica introduce il concetto di “import/export virtuale” dell’acqua lungo le catene di approvvigionamento internazionale. E’ attualmente considerato un ‘termine emergente’.


La Global Water Footprint divide l’utilizzo dell’acqua in Blu, Verde e Grigio. Crescente attenzione è posta sulla contabilità aziendale dell’acqua. I fiocchi d’avena “Elovena Oat Flakes” sono il primo prodotto ad aver introdotto sulla confezione una specifica etichetta che conteggia l’impiego di acqua per tutto il processo produttivo, dalla coltivazione in campo fino al confezionamento.

Anche in questo caso, Skinner ha spiegato perché le aziende dovrebbero misurare la propria impronta idrica: per pianificare la sostenibilità, identificare i punti critici della produzione e della filiera; per garantire la continuità di fornitura, per la gestione del rischio e, infine, per la valorizzazione del proprio marchio e delle “public relations”.

Focus sulla sostenibilità
Per quanto attiene Footprints4Food, supervisiona oltre 100 prodotti e filiere, principalmente prodotti freschi (dalle drupacee alle erbe aromatiche) e agricoltori in tutti i continenti. L’impronta al carbonio varia in un range tra 0,09-8,5 kg CO2e/kg. I punti critici riguardano: la frigoconservazione, il trasporto, le emissioni del suolo, i fertilizzanti.

Quale imballaggio ha la minor impronta ambientale?
Tra gli studi effettuati da Footprints4Food, Skinner ne ha mostrato uno sull’impronta di carbonio derivante dall’impiego di diversi imballaggi per ortofrutta: il cartone e la plastica.

Sulla breve distanza, le emissioni dipendenti dal trasporto sono basse e acquistano più importanza le emissioni causate dalla produzione dell’imballaggio. In questo caso, la cassetta di plastica riutilizzabile è preferibile all’imballaggio in cartone, la cui fabbricazione rilascia più anidride carbonica.

D’altra parte, il fatto che le cassette in plastica devono essere restituite al centro di confezionamento, le rende meno sostenibili sui lunghi percorsi, per i quali risultano ambientalmente più efficienti le confezioni in cartone.

Non esiste dunque un’unica soluzione per tutte le filiere e i risultati possono essere sorprendenti. A dimostrazione di ciò, Skinner ha riportato alcuni casi di studio.

Il caso delle cipolle nel Regno Unito
Sono state misurate le emissioni di carbonio di 14 coltivatori inglesi di cipolla, tutti di una stessa regione e tutti convinti di operare con la massima efficienza. Eppure la loro impronta di carbonio variava da 0,09 a 0,28 kg CO2e per kg di cipolle.

Utilizzando i loro rapporti sulle emissioni di anidride carbonica, i coltivatori hanno potuto risparmiare in efficienza per tutte le loro attività. Grazie a nuove strategie di gestione, sono stati registrati risparmi del 4% sui costi di stoccaggio efficiente, con l’obiettivo di arrivare al 12%, e del 6% sulle attrezzature per il condizionamento e l’imballaggio, puntando a risparmi nell’ordine dell’11%.


Impronte di carbonio lungo la filiera produttiva dei principali frutti. Ad ogni colore delle barre corrisponde una diversa voce del processo produttivo (dal contenuto di azoto nel terreno, all’energia impiegata per l’irrigazione, all’uso di agrofarmaci e fertilizzanti, fino al confezionamento e al trasporto).

Logistica via mare e via terra
Mettendo a confronto due prodotti, entrambi consumati nel Regno Unito, il trasporto via mare è molto più “efficiente” sotto il profilo delle emissioni di anidride carbonica, rispetto al trasporto su gomma. La spedizione di ortofrutta via mare, dal Sud America o dal Sudafrica, potrebbe dunque risultare più efficiente rispetto ad un camion che giunga in Inghilterra dal sud Europa, nonostante la distanza relativamente minore.

In conclusione, la sostenibilità non può essere ignorata ed esistono gli strumenti per metterla in pratica, con benefici sia finanziari sia ambientali!

Contatti:
Campbell Skinner
Footprints4Food Ltd.
Email: campbell@footprints4food.co.uk

Data di pubblicazione: 04/01/2012
Autore: Raffaella Quadretti
Copyright: www.freshplaza.it

Ricominciano i corsi di formazione sull’orticoltura a Lusia (RO)


Dal 10 gennaio all’8 febbraio 2012
Corsi di formazione e aggiornamento per tracciare il futuro dell’orticoltura di Lusia (RO)

Attraverso un programma d’incontri messo a punto a Lusia, in provincia di Rovigo, dal Mercato ortofrutticolo, dal Consorzio di tutela dell’insalata IGP di Lusia e da OPO Veneto, organizzazione di produttori di frutta e di verdura, si offre agli orticoltori del Polesine l’occasione di un percorso formativo e di aggiornamento per rilanciare lo spirito imprenditoriale e l’innovazione nelle aziende.

Gli incontri di formazione e aggiornamento si svolgeranno presso la sede del Mercato di Lusia. Il tema, pur generale nella formulazione, lascia intravedere contenuti puntuali e stimolanti: “L’impresa agricola e la formazione per affrontare le sfide del futuro”.

I corsi si svolgeranno durante sei pomeriggi (dalle 17,30 alle 19,30) e vedranno l’impegno da parte dei docenti e degli operatori del settore, dai quali si attendono indicazioni operative.

L’obiettivo è quello di offrire agli operatori del comprensorio di Lusia gli strumenti per affrontare l’innovazione nelle imprese, aggiornamenti su processi produttivi, sui mercati e i cambiamenti che stanno attraversando il settore e che mettono in risalto opportunità, ma anche criticità e problemi.

Clicca qui per scaricare la locandina con l’elenco dei corsi.

La segreteria organizzativa è curata dal Mercato ortofrutticolo di Lusia e dal Consorzio di tutela dell’insalata di Lusia Igp.
 
Per maggiori dettagli:
Rossano Fontan
Direzione Mercato di Lusia
Via Provvidenza 25/3
45020 Lusia (RO)
Tel. e Fax: (+39) 0425 607024
Email: rossano.fontan@mercatolusia.it
Web: www.mercatolusia.it
Skype: fontan.mercatolusia

Data di pubblicazione: 05/01/2012

Fonte: www.fresplaza.it